a cura del gruppo scientifico CO.R.VE.L.VA.
La poliomielite è una malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale.
Gli agenti eziologici sono tre sierotipi di Poliovirus, genere Enterovirus, famiglia Picornaviridae.
Le zone più colpite sono quelle a clima temperato freddo e si può presentare in tutte le stagioni dell’anno ma, dalla casistica, con una certa prevalenza nei mesi estivi autunnali.
La via di contagio del poliovirus è oro-fecale e l’uomo è l’unico “reservoir”.
Il periodo di incubazione, definito come intervallo di tempo tra esposizione al virus ed esordio della paralisi, è compreso tra 8 e 36 giorni, con una media di 11- 17 giorni.
Il poliovirus si moltiplica nell’oro-faringe, nell’intestino e nei tessuti linfatici sottostanti.
Successivamente esso passa nel sangue (viremia minore) e viene diffuso al tessuto reticolo-endoteliale.
Nel 90/95% (poliovirus di tipo 1 detto Brunhilde il più comune) dei casi l’infezione si conclude a questo punto in maniera asintomatica: l’individuo, però rimane permanentemente immune, da tutte le forme di poliomielite.
La vaccinazione, quando funziona e non ha effetti collaterali, comunque non rende l’immunità permanente, ma solo per, circa, cinque anni.
In pochi casi <4 – 8%>, (poliovirus di tipo 2 detto Lansing è assolutamente innocuo) il virus continua a moltiplicarsi nel tessuto reticolo-endoteliale e ritorna nel circolo sanguigno (viremia maggiore), causando una sindrome febbrile acuta chiamata “malattia minore”: se la malattia non progredisce ulteriormente ed il paziente guarisce in pochi giorni, si parla di “poliomielite abortiva”, clinicamente non diagnosticabile.
Tuttavia in rari casi (circa 1% ) ( dovuto al poliovirus di tipo 3 detto Leon), nel corso della “viremia maggiore”, il virus può invadere il SNC e causare la cosiddetta “malattia maggiore” nelle sue varianti:
* Poliomielite non paralitica: (meningite asettica), compare il quadro sindromico della flogosi meningea, con rigidità nucale e del rachide, cefalea intensa, elevazione termica. Tale quadro rimane apprezzabile per 2-7 giorni, per regredire completamente senza esiti.
* Poliomielite paralitica: (nel 4-6% dell’ 1%) si manifesta in due forme clinico patologiche principali la forma spinale e la forma bulbare.
La paralisi spinale si verifica in una percentuale di casi molto limitata, pari allo 0,1% dei soggetti infetti …… Le manifestazioni della localizzazione bulbare della poliomielite possono occorrere in modo isolato e sostenere da sole, con tutta la loro gravità, il quadro clinico del periodo paralitico, ma più frequentemente è descritta l’associazione di paralisi bulbari, (circa il 50% dei casi di poliomielite paralitica) con fenomeni paralitici spinali, (forma Bulbo Spinale)
Encafalite: espressione rara della malattia maggiore.
Di fatto l’encefalite poliomielitica è clinicamente indistinguibile da altre forme di encefalite di diversa eziologia, onde il ruolo causale può essere sospettato soltanto in corso di epidemie di poliomielite.
Prima di analizzare alcuni dati è interessante sapere quanto dura una vaccinazione: “Alcuni dei numerosi studi sierologici condotti per valutare lo stato immunitario contro la polio hanno in oltre evidenziato sacche di copertura immunitaria carente, soprattutto nella fascia d’ età tra i 10 e i 20 anni”.
Istituto Superiore di Sanità 18/11/1996 prot. EPI/60/RMI, voi siete tra gli “scoperti” o i “coperti”? Eravate a conoscenza della cosa?
Virus causali di “poliomielite” o di sindromi similpoliomielitiche
Specie Sierotipi
POLIOVIRUS 1, 2, 3
COXSACKIE A9, B2, B5, A7, A4, B3, B4
ECHO 6, 9, 1, 4, 7, 11, 16, 18, 30
ENTEROVIRUS 70, 71
Nella Repubblica Federale Tedesca, mentre i casi di polio diminuivano del 78% (1962), le patologie da virus Coxsackie ed Echo aumentavano del 455%.
Il virus Coxsackie A7 provoca le medesime alterazioni istologiche del midollo spinale delle scimmie che sono state riscontrate col polivirus vaccinale e genera mieliti sovente mortali.
(Manzoli -Tabù delle vaccinazioni- pag.77)
Un po’ di storia
Come potete vedere dai dati ISTAT la poliomielite all’inizio del secolo era una malattia quasi sconosciuta.
Per la precisione prima dell’inizio di questo secolo la poliomielite era una malattia rarissima, colpiva solo pochissime persone, e non era una delle malattie temute.
Non dobbiamo dimenticare che moltissime persone non sono vaccinate contro la poliomielite, e fino a poco tempo fa erano la maggioranza (i nati prima del 1950-55) eppure questo esercito di “untori” non ha dato fastidio a nessuno, né a neonati né ai vaccinati, nè tra di loro.
La Poliomielite è apparsa seriamente a cavallo del 1900 (quando c’era fame e freddo), solo in paesi che hanno usato l’antivaiolosa è poi esplosa nel resto del mondo solo dopo le campagne vaccinali di “prevenzione”.
E’ un’ osservazione molto importante, questa malattia ha cominciato a manifestarsi sempre più spesso in coincidenza della vaccinazione anti vaiolo, per ciò molti ricercatori associano, questa vaccinazione, come causa dell’insorgenza del fenomeno della poliomielite.
Alcuni fattori hanno reso questa malattia un flagello, tra cui il cambio di alimentazione da integrale a raffinata, l’uso dello zucchero, e altro elemento che ha favorito fortemente l’insorgere delle epidemie di poliomielite è stata l’impossibilità da parte delle mamme di allattare i propri figli, per cui questi non avevano gli anticorpi, erano indeboliti e predisposti a contrarre le malattie.
Per farvi un esempio concreto: I batteri “buoni” nell’intestino del bambino producono una sostanza acida, che inibisce la crescita di batteri patogeni.
Il latte artificiale neutralizza quest’acido cosa che non fa il latte materno.
Di conseguenza, in presenza di latte artificiale possono svilupparsi batteri che causano malattie.
(Dott J. Newman Pediatra consulente UNICEF -Mothering- 1997 primavera)
Noi ci chiediamo come mai non sono andati a risolvere questi problemi, per riportare e debellare questa malattia.
I dati che vengono comunemente presentati e che sono conosciuti al grande pubblico sono……lasciamo a voi i commenti.
Presentare dei dati in questo modo è solo di parte.
Osservando il primo dato si nota che il grafico inizia da in picco molto alto, ignorando in questo modo la parte prima, che mostrava precedentemente dei picchi minori, come mai questa scelta?
Un grafico così non da nessun dato statistico.
Perché dei dati siano considerati tali, si deve avere una continuità di riferimenti.
Ora è opportuno, sottolineare che fino al 1955, veniva considerata poliomielite qualunque sintomo di paralisi che durava 24 ore.
Dopo l’introduzione della vaccinazione, e per far risultare che questa funzionava, venne varata una nuova metodica per la registrazione dei casi di poliomielite.
La poliomielite era tale, e veniva registrata, se la paralisi persisteva per 60 giorni.
Questa incongruenza nel compilare le statistiche le rendono di per se inaffidabili, comunque un dato rimane inconfutabile: dopo l’introduzione della vaccinazione ci fu un’ aumento dei casi di poliomielite sproporzionato, anche se sono stati tolti tutti i casi di paralisi che prima rientravano nella statistica.
Altra osservazione molto importante: la vaccinazione è diventata obbligatoria, in Italia nel 1966, quando la malattia era praticamente sparita, però si vantano che è stato il vaccino.
Per essere precisi si segnala che nel 1964 ci fu una campagna vaccinale molto forte osservate bene il periodo, era in fasce ascendente o discendente? Tutti riescono a vincere al super enalotto dopo che sono stati estratti i numeri e si conoscono, ma………non si può più giocarli…… non vi sembra la stessa cosa?
La poliomielite è una malattia incurabile?
Alcuni ricercatori avevano già trovato dei metodi semplici per affrontare questa malattia:
Nel 1948, durante il culmine dell’epidemia di poliomielite, il dott. BENJAMIN SANDLER, un esperto alimentarista dell’OTEEN VETERANS’ HOSPITAL, descrisse dettagliatamente il rapporto tra poliomielite e un eccessivo consumo di zuccheri e di amidi.
Preparò una documentazione dove dimostrava che nei paesi con un consumo di zucchero pro capite più elevato l’incidenza della poliomielite era maggiore, asserì che tali “CIBI” disidratano le cellule e sottraggono calcio ai nervi, muscoli, ossa e denti, una grave deficienza di calcio precede la poliomielite.
Durante l’estate la poliomielite colpisce maggiormente, sono i mesi in cui si consumano più zuccheri (gelati, bibite, ecc.) Nel 1949, prima dell’inizio della stagione della polio, il Dott. Sandler avvertì gli abitanti della Carolina del Nord (tramite giornali e la radio) di ridurre il consumo di questi prodotti, durante quell’estate, gli abitanti del luogo diminuirono l’ assunzione di zuccero del 90% e i casi di polio in quello stato nel 1949 diminuirono in egual misura.
(il Dipartimento della Salute dello Stato del Nord Carolina riportò 2.
498 casi documentati di polio nel 1948 e 229 casi nel 1949) L’anno successivo (1950) i produttori di gelati e bibite convinsero la popolazione che le scoperte di Sandler erano fittizie.
I consumi di zuccheri aumentarono molto e la polio ritornò ai livelli……”normali”.
(Miller Bambini e vaccini pag. 22-23 Macro edizioni)
Nel 1943 lo studioso Dott. A. NEVEU scopriva che il CLORURO DI MAGNESIO poteva bloccare l’insorgere della paralisi dovuta ai poliovirus e guarire completamente anche la forma più grave di poliomielite.
Esisteva una sola condizione: il cloruro di magnesio doveva essere somministrato nelle prime 48 ore dalla comparsa dei primi sintomi e soprattutto non oltre il primo manifestarsi della rigidità nucale, primo segnale della paralisi.
Ecco la storia scritta dal Dott. Neveu di una sua piccola paziente, di 8 mesi:
lunedì, 2 settembre 1957: Florence vomita, la poliomielite si manifesta frequentemente, nei piccoli pazienti, con disturbi gastro-intestinali.
Martedì 3 settembre: la temperatura che al mattino è di 38,6 ° sale a 39°.
Mercoledì 4 settembre: la temperatura al mattino è di 39°, vomito.
Alle ore 9 Florence si lamenta.
Non può più muovere le braccia e può soltanto, a malapena, muovere le gambe.
Piange se la si tocca.
Il medico di famiglia, chiamato consiglia l’ospedalizzazione con la seguente motivazione: io sottoscritto Dott. C. certifico che la bambina Florence R. di otto mesi deve essere ospedalizzata per sindrome infettiva con paresi dei quattro arti, e principalmente degli arti superiori, la bambina deve essere isolata fino al termine degli esami clinici.
Poiché il mio collega -continua il Dott. Neveu- aveva parlato di possibile poliomielite, i genitori mi portarono due ore dopo la bambina.
Condizioni della bambina alle ore 11 di mercoledì 4 sett.: le braccia sono inerti, ricadono pesantemente quando le si solleva.
Le gambe e i piedi non si muovono quasi più.
La respirazione è difficoltosa, a scatti.
E’ il momento di agire, altrimenti bisognerà ricorrere al polmone di acciaio già prima di sera.
Consiglio il seguente trattamento: somministrare ogni tre ore due cucchiai da caffè di una soluzione di cloruro di magnesio essicato, nella proporzione di 20 grammi per 1000, dolcificato con poco zucchero in polvere.
Questo trattamento comincia a mezzogiorno.
Florence si è addormentata alle 13 e si risveglia alle 14,30.
Alle 15 prende due cucchiai da caffè della soluzione.
Due ore e mezza più tardi -alle 17,30- Florence comincia a muovere i suoi arti paralizzati.
La temperatura è discesa a 36,4°.
La respirazione è tornata normale, la piccola Florence sorride alla madre.
Persiste tuttavia una certa rigidità dorsale.
La mamma, mi dirà più tardi.
“quando ho visto, in serata , la mia bambina ritornare alla vita, ho creduto di impazzire per la gioia”.
Giovedì 5 settembre: la temperatura, al mattino è di 36,9°; alla sera è completamente liberata dalla paralisi.
Segnalo un fatto assai curioso relativo alla convalescenza della piccola ammalata: domenica 8 sett.: la temperatura rettale è di 35,4° al mattino e di 35,6 la sera.
Lunedì 9 settembre: La temperatura discende a 34,9° al mattino e risale a 35,2° la sera.
Poi la temperatura diventa regolare, fino allora erano stati somministrati alla bambina due cucchiai da caffè della soluzione di cloruro di magnesio, ogni tre ore.
Faccio continuare il trattamento al seguente modo: due cucchiai da caffè ogni sei ore.
Sabato 14 settembre: ritrovo una bambina normale.
(R. Vergini – Curarsi con il magnesio- Red edizioni)
Questo esempio e tutti gli altri casi, che il Dott. Neveu segui con questi risultati, cercò di farli conoscere alla “scienza ufficiale” venne solo denigrato, ma riuscirono nel loro intento: non far conoscere alla popolazione che la poliomielite si poteva curare, con un prodotto che costava e costa pochissimo.
Nuovi successi
Nel 1943, il dott. Neveu viene a conoscenza di un caso di poilomielite nel comune di Breuil-Magné.
La vittima è una ragazza di 17 anni, Jeanne P., che viene ricoverata d’urgenza all’ospedale di Rochefort-sur-Mer, dove viene trattata col siero di convalescente.
Dopo numerose sedute di massaggi e di elettricità, lascia l’ospedale con una paralisi definitiva del piede sinistro ed una astrofia della gamba sinistra.
Sei settimane dopo questo primo caso, nello stesso paese, se ne presenta un secondo: conoscendo il caso il dott. Neveu decide di provare il cloruro di magnesio, incoraggiato dal fatto che aveva trattato, con risultati interessanti, alcuni casi di malattia di Carrè (la polio dei cani).
Ma lasciamo che sia lo stesso Neveu a raccontarci il caso.
“Domenica 26 settembre 1943, nella mattinata, Jean-Claude B., di 4 anni, entra bruscamente nella malattia.
Non può appoggiarsi sulla gamba sinistra e piange.
A mezzogiorno rifiuta il cibo.
Il nonno, che conosceva la storia della vicina Jeanne P.
, in trattamento all’ospedale per poliomielite, è molto inquieto, e mi chiede se è necessario ricoverare anche suo nipote.
Lo rassicuro.
Preparò la soluzione seguente:
– Cloruro di magnesio essiccato gr 5
– Acqua comune 250 cm cubici
E ne somministro al bambino, per via orale, una prima dose di 80 cm³ alle ore 13.
Lo rivedo alle 16.
La temperatura rettale è 39,5.
La paralisi della gamba sinistra è completa.
Gli faccio prendere una seconda dose di 80 cm ³, poi dico ai genitori di somministragli il resto della soluzione tre ore più tardi, alle 19.
L’indomani mattina, la febbre e la paralisi sono scomparse.
Tutto è rientrato nell’ordine.
Jean-Claude è guarito.”
Fino al 1949, Neveu non tratta altri casi e, alle Giornate Terapeutiche di Parigi del 1947 porta la seguente relazione del suo unico caso:
“Poliomielite: non ne ho trattato che un solo caso, durante l’epidemia del 1943, ma è molto netto.
Si trattava di un bambino di 4 anni che era già paralizzato alla gamba sinistra quando gli feci iniziare il trattamento.
Questo piccolo malato fu rapidamente e completamente guarito col cloruro di magnesio”.
Neveu, nel suo volume “Prévenir et guérir la poliomélite”, espone 20 casi guariti col metodo citofilattico, e ricorda i principali segni della malattia, che sono:
1. malessere generale, stanchezza, indolenzimento, cefalea, febbre
2. angina, rigidità dolorosa della nuca
3. apparizione delle paralisi, generalmente alla caduta della febbre.
Egli inoltre precisa che il “trattamento citofilattico della poliomielite deve essere considerato come un trattamento d’urgenza, che non va differito, alla stregua dell’intervento chirurgico in un caso di ernia strozzata.
Sarà quindi necessario che il trattamento sia cominciato ai primi segni succitati, senza attendere le paralisi, che traducono una lesione della corna anteriore del midollo spinale; in ogni caso non bisogna attendere oltre l’apparizione della prima paralisi.
Non tutte le angine sono evidentemente il primo segno di una poliomielite, ma quando questa angina si accompagna a rigidità dolorosa della nuca e, soprattutto, un po’ più tardi, a rigidità dolorosa della colonna vertebrale, non bisognerà attendere oltre per iniziare il trattamento”.
Le osservazioni citate da Neveu in quest’opera e nel suo “La polio guérie”, ci provano che, se la terapia è iniziata tempestivamente, possiamo sperare in una guarigione totale e rapida (in genere entro 48 ore).
Purtroppo le cose cambiano se il trattamento è iniziato tardivamente, perché la gravità del male aumenta col passare del tempo e, soprattutto, la distruzione della sostanza nervosa del midollo lascia delle cicatrici sclerotiche pressochè impossibili da trattare, sia medicalmente che chirurgicamente.
“Comunque – aggiunge Neveu – il trattamento citofilattico sarà ancora consigliato.
Il malato assorbirà una dose ogni 6 ore per qualche giorno, poi ogni 8 ore, poi ogni 12 ore, per tempi molto lunghi.
Questo trattamento sarà seguito in tutti i casi cronici, con la speranza di migliorare la situazione, sapendo, però, che le possibilità di recupero saranno tanto più ridotte quanto più sono vecchie le paralisi.”
Nella pratica, Neveu ci ha dimostrato una azione interessante del cloruro di magnesio in diversi casi le cui sequele risalivano anche a due mesi e, in un caso, addirittura a quattro.
Dal testo “Prévenir et guerir la poliomélite” estraiamo il caso seguente:
“T. Remy, 27 anni, coltivatore.
Dopo qualche giorno di malessere, cefalea e dolori lombari, il malato ebbe, il venerdì 17 ottobre 1952, un’elevazione febbrile a 38,9°.
Si lamenta per la testa, la nuca e la regione lombare.
La domenica seguente, alla caduta della temperatura, restò paralizzato alle due membra inferiori ed al braccio destro.
Entrò all’ospedale di Niort, dove fu trattato per otto giorni con iniezioni, bagni salati ed elettricità.
In seguito fu ospedalizzato a Saintes per riavvicinarlo alla famiglia, per tre settimane, con lo stesso trattamento e senza alcun risultato apprezzabile.
Fu allora rinviato a casa.
Io vengo consultato il 19 novembre 1952.
Il malato ha le due membra inferiori ed il braccio destro pressoché completamente paralizzati.
Non può né alzarsi, né stare in piedi, né usare il braccio.
Faccio iniziare il trattamento : 125 cm³ della soluzione di cloruro di Mg ogni sei ore.
Queste dosi sono qualche volta diminuite a causa del disturbo intestinale causato dal sale di magnesio.
Dopo aver bevuto 10 litri della soluzione, il malato ottiene un miglioramento molto netto del suo stato.
Può servirsi del braccio che era paralizzato.
Le gambe sono in miglioramento.
Il malato prende allora 125 cm³ di soluzione tre volte al dì.
9 febbraio 1953: progressi molto sensibili.
Può servirsi molto meglio del braccio destro.
Può radersi.
Possono farlo camminare sostenendolo sotto le ascelle.
Il trattamento è continuato due volte al giorno.
18 marzo 1953: il miglioramento continua.
Il malato cammina da solo con le stampelle.
Era dimagrito dodici chili durante la malattia; ne ha ripresi nove con il trattamento citofilattico.
Stesso trattamento: 125 cm³ mattina e sera.
24 giugno 1953: durante questi ultimi tre mesi i progressi sono stati più lenti.
Comunque ha ripreso altri 5 Kg, 14 in tutto.
Cammina sempre con le stampelle, ma con più sicurezza.
Continua lo stesso trattamento.
Vediamo che i progressi ottenuti nei primi 4 mesi di terapia (malato trattato con un mese di ritardo) non sono stati di molto superati.
Tuttavia, il miglioramento molto importante ottenuto in questi primi quattro mesi dello stato di questo paziente, restituito, dopo un mese di ospedale, pressoché completamente infermo alla sua famiglia, mostra molto bene l’azione favorevole del cloruro di Mg nel trattamento della poliomielite.
Ho rivisto il malato il 12 settembre 1955.
I progressi sono continuati molto lentamente.
Ha abbandonato le stampelle.
Cammina aiutandosi con un bastone, senza troppa difficoltà.” a
L’ostruzionismo continua
Dal 1943, anno in cui aveva constatato che il cloruro di magnesio poteva guarire anche la poliomielite, al 1957, anno in cui uscì “Prévenir et guérir la poliomyélite”, il dott. Neveu aveva invano cercato, con tutte le sue forze, di propagandare il metodo.
Né i successi registrati da parecchi altri medici, né la campagna condotta da “La Vie Claire”, potevano rompere il muro del silenzio.
Il Prof. Delbet era morto, e non c’era più speranza di presentare una nuova comunicazione all’Accademia.
Nessuna rivista o società medica segnalò l’uscita del libro di Neveu.
Anzi, il Prof. Lepine, dell’Istituto Pasteur, scrisse su “La Republique du Centre”: “Abbiamo sperimentato, nel mio laboratorio, il sedicente trattamento del Dott. Neveu, come facciamo con tutti i trattamenti, senza eccezione, che vengono proposti per la prevenzione o il trattamento della poliomielite.
Io affermo, con l’esperienza di trent’anni di ricerche ininterrotte su questo argomento, che il trattamento del dott. Neveu è sprovvisto di ogni efficacia nella poliomielite.
Farsi l’apostolo di un metodo che poggia su delle teorie inconsistenti ed il cui fallimento è costante, è rendersi complici di una vera e propria truffa morale nei confronti delle famiglie.”
In un articolo sulla “Gazette de Lausanne” del 10.6.1959, lo stesso Prof. Lepine scrisse: “affermare alle famiglie che esse possono, venuto il momento, guarire la polio con un metodo semplice (somministrazione di un sale di magnesio), quando l’inefficacia totale di ques6to metodo è ampiamente dimostrata, costituisce una pura e semplice truffa morale.”
F. Delarue ci narra il seguito della vicenda: “Clerc, tramite “La Vie Claire”, propose allora che la questione venisse risolta da un giurì d’onore, composto equamente da medici scelti dalle due parti.
Si dovevano poi scegliere, tra i malati di un ospedale, un certo numero di casi di polio accertati, senza contestazione, da ogni membro del giurì; poi il Dott. Neveu li avrebbe curati.
Se avesse fallito, il fallimento sarebbe stato reso noto, e il metodo Neveu, riconosciuto erroneo, si sarebbe perso nell’oblio.
Ma se fosse riuscito a guarirli, come egli si diceva convinto, allora si sarebbe dovuto far conoscere ovunque il metodo, perché nessun malato fosse privato della speranza di guarire.
Il Dott. Neveu rispose subito che questo era il suo augurio più sincero, e si disse pronto a sostenere la prova. Il Prof. Lepine negò di voler accusare il Dott. Neveu, affermò di aver sperimentato il metodo nel suo laboratorio e rifiutò il giurì d’onore, ritenendo superflua ogni ulteriore sperimentazione.
Una risposta di ben poco valore, se si pensa che Neveu aveva guarito anche Rosine C., nipote del Dott. René B., dell’Istituto Pasteur, grande amico di Lepine; e che si trattava di proteggere dei bambini dalla morte o dalla paralisi… se l’illustre medico non aveva tempo da dedicare all’accertamento della verità, perché aveva preso l’iniziativa di mettere in guardia l’opinione pubblica dal trattamento di colui che si faceva apostolo di una “pura e semplice truffa morale”? Era l’occasione buona per smentirlo e, contemporaneamente mettere in ridicolo i mercanti di illusioni che, senza averne i titoli, guariscono, mentre la scienza, con tutto il suo gigantesco arsenale, fallisce miseramente!
Perché non è stata colta? Perché non è stato costretto al silenzio un avversario pieno di pretese? Il rifiutarsi, di fronte alle testimonianze di guarigione portate da diversi medici, di porre fine alle polemiche con una sperimentazione scientifica ineccepibile, se è vero che il metodo del Dott. Neveu guarisce la polio, non costituisce forse una pesante responsabilità per il Prof. Lepine In seguito, nel 1964, la vaccinazione antipolio è stata resa obbligatoria, gli istituti ed i servizi di rieducazione si sono moltiplicati, ma non è stato proposto nessun trattamento per la cura della poliomielite.
I piccoli poliomielitici curati con i grandi mezzi della Medicina Ufficiale continuano a patire le terribili conseguenze; quelli che vengono curati con poche lire di cloruro di Magnesio, sembra che continuino a guarire perfettamente.”
Altre Malattie
Il Dott. Neveu non si accontentò di curare, col cloruro di magnesio, la difterite e la polio, ma lo utilizzò con successo in molte altre malattie.
Neveu non era un professore universitario, non aveva tempo da dedicare ad esperimenti, analisi, a redarre i suoi lavori; egli era un medico di campagna, con una clientela molto numerosa che lo assorbiva completamente; per dedicare ad ogni malattia uno studio simile a quello fatto per la difterite, non gli sarebbe bastata una vita intera.
I detrattori del metodo citofilattico potranno facilmente accusarci per la mancanza di statistiche, di dati sperimentali, di analisi di laboratorio che confermino le diagnosi, e quindi contestare ogni validità al metodo.
In risposta a costoro possiamo solo sottoscrivere ciò che R.P.J. Favier scrisse nella prima edizione del suo “Equilibre mineral et santé” (Parigi, Ed Dangles 1951):
” Noi non pretendiamo di portare una soluzione definitiva al problema dell’azione terapeutica del cloruro di magnesio nelle malattie infettive… Ben lontani dal presentare il nostro lavoro come qualcosa di definitivo, di completo, vorremmo che fosse una base di partenza per nuove ricerche.
Ma, attendendo i progressi futuri di questa terapeutica e le approvazioni ufficiali di coloro che sono qualificati per darle, pensiamo che il cloruro di magnesio, somministrato secondo la posologia del Dott. Neveu, sia capace di rendere, già da ora, dei grandi servigi; che possa migliorare l percentuali di guarigione, sia nell’uomo che negli animali, in un gran numero di malattie infettive e, poiché è assolutamente senza pericolo, e non si oppone all’uso simultaneo dei trattamenti usuali, abbiamo ritenuto che non potevamo permetterci di attendere, per farlo conoscere, che fosse possibile proporre un lavoro meno imperfetto.
Troppe vite avrebbero pagato il nostro ritardo.
L’elenco delle malattie che segue non pretende di essere completo, probabilmente molte altre malattie possono cedere al trattamento citofilattico correttamente applicato.
Qui citeremo solo quelle per le quali la pratica, soprattutto del Dott. Neveu, ma anche di altri medici e nostra, ha dimostrato un efficacia notevole.
Ci auguriamo che questo sia solo l’inizio, uno stimolo a cercare nuove e proficue applicazioni del cloruro di magnesio in medicina.
1. APPARATO RESPIRATORIO
– Angina
E’ l’infiammazione dell’istmo delle fauci e della laringe.
Comprende diverse varietà a seconda della sede e della natura dell’infezione (a. tonsillare, a. faringea, a. difterica ecc.). L’angina banale, faringea e tonsillare, cede rapidamente al trattamento magnesico; Neveu dice di non conoscere “una terapia migliore, più rapida e più comoda”.
– Asma
Malattia caratteristica da crisi di dispnea (difficoltà di respirazione) soprattutto espiatoria, dapprima notturna, dovute allo spasmo, alla congestione e alla ipersecrezione bronchiale.
Fra le varie crisi l’apparato respiratorio è praticamente normale.
Alla sua base c’è quasi sempre uno stato allergico.
Questa affezione è stata spesso trattata con successo mediante l’assorbimento, la mattina e la sera, di 125 cm³ della soluzione di cloruro di magnesio per 20 giorni.
Questo trattamento va rinnovato ogni volta che lo stato del malato lo rende necessario.
– Bronchite Cronica
Infiammazione cronica della mucosa bronchiale.
E’ caratterizzata dalla presenza di tosse e di espettorazione che durano parecchi mesi, ed evolve in più anni.
La riduzione di calibro (infiammatoria o fibrosa) delle ramificazioni bronchiali, provoca una notevole riduzione della ventilazione polmonare e può evolvere verso l’enfisema polmonare e verso l’insufficienza respiratoria.
Anche qui sono stati ottenuti risultati brillanti con la stessa posologia dell’asma (125 cm³, 2 volte al giorno per 20 giorni, da ripetere al bisogno).
– Broncopolmonite
Malattia caratterizzata dalla infiammazione del tessuto polmonare e dei bronchi.
Si manifesta con tosse, febbre, a volte difficoltà respiratoria e cianosi, ed ha un decorso variabile da pochi giorni a diverse settimane.
In genere è secondaria ad una affezione delle vie respiratorie (influenza) o ad una malattia generale.
E’ caratteristica dei bambini e degli anziani.
Il dottor Neveu racconta di molti anziani, in un ricovero, ristabilitisi in pochi giorni con il cloruro di magnesio, senza una sola perdita, mentre gli anni precedenti, un buon 25% di essi non superava la malattia.
– Corizza (raffreddore comune)
Se la terapia è iniziata tempestivamente, scompare pressoché immediatamente con l’assorbimento di una dose di 125 cm³, ripetuta qualche volta.
– Enfisema Polmonare
Stato patologico del polmone, caratterizzato dalla diminuzione o dalla scomparsa delle fibre elastiche, dalla dilatazione esagerata e permanente degli alveoli polmonari, che possono andare incontro a rottura e portare alla diminuzione del letto vascolare polmonare.
Tende verso l’insufficienza respiratoria ostruttiva.
Anche qui, come per l’asma e la bronchite cronica, si sono ottenuti buoni risultati con trattamenti di 20 giorni (2 dosi al dì), ripetibili al bisogno.
– Influenza
Anche nell’influenza i risultati sono spettacolari; noi stessi abbiamo seguito numerosi casi perfettamente guariti in 12, 24 o 48 ore, senza utilizzare nessun’altra terapia.
Inoltre, grazie anche all’effetto tonico del magnesio stesso, non abbiamo mai riscontrato la spiacevole astenia post-influenzale, purtroppo così frequente nei casi trattati in maniera allopatica.
– Pertosse
Nella pertosse, l’inizio tempestivo del trattamento è determinante.
Se presa ai primissimi sintomi, la soluzione magnesiaca può arrestare definitivamente la malattia; se presa in ritardo non la arresta più, ma attenua comunque notevolmente gli attacchi, ed aiuta a giungere ad una guarigione piuttosto rapida e senza complicanze.
– Raucedine
La raucedine banale cede rapidamente a poche dosi della soluzione di cloruro di magnesio, somministrate ogni sei ore.
2. APPARATO DIGERENTE
Oltre al già citato effetto regolarizzatore sulle funzioni intestinali, ai benefici in caso di colecistiti, angiocoliti, epatopatie, spasmi digestivi, abbiamo due indicazioni fondamentali:
– Intossicazioni alimentari e professionali
Anche in gravi casi (diarrea, vomito, sincope), numerose osservazioni del Dott. Neveu ed altri confermano l’effetto del cloruro di magnesio.
Neveu cita il caso di un coltivatore che, intossicatosi con un prodotto a base di arsenico utilizzato contro la dorifora, si ristabilì rapidamente grazie all’uso del cloruro di magnesio per via orale, e del tiosolfato di magnesio per via endovenosa.
– Gastroenterite neurotossica dei lattanti
Questa malattia molto grave è caratterizzata da una sindrome infettiva (vomito, diarrea, febbre o ipotermia da collasso) e da una disidratazione notevolissima.
Per questa affezione il Dott. Neveu, dopo 10 anni di osservazioni cliniche, raccomandò il trattamento seguente:
a) DIETA
1° Durante le prime 24 ore: dieta idrica, cioè somministrare al bambino alle ore 6, 9, 12, 15, 18 e 21, un biberon di 140-150 cm³ di acqua non zuccherata, leggermente tiepida.
2° Dall’indomani: togliere dal primo biberon un cucchiaio da caffè d’acqua e sostituirlo con uno di latte.
Poi, nei biberon seguenti, aumentare progressivamente il latte fino a che l’acqua sia interamente sostituita da questo.
b) TERAPIA
Dosi per un lattante di sei mesi: somministrare al bambino, ogni tre ore, giorno e note, rispettando tuttavia il sonno della notte, un cucchiaio da minestra debordante (20 cm³) della soluzione di cloruro di magnesio.
Può essere utilizzato un contagocce per facilitare la somministrazione.
Al di sopra dei sei mesi è di due cucchiai da minestra non colmi (30 cm³).
Al di sotto dei sei mesi ogni dose è di un cucchiaio da minestra non colmo (15 cm³).
In tutti i casi, cominciare con 24 ore di dieta idrica, poi tornare progressivamente all’alimentazione normale, secondo l’età del bambino.
3. MALATTIE DIVERSE
– Febbre puerperale
Stato febbrile che si accompagna a sintomi generali più o meno gravi; si presenta nella donna che ha partorito, ed è dovuto ad un’infezione a punto di partenza generalmente uterino, provocata da piogeni o da associazioni batteriche.
Può assumere una forma gravissima setticemica o setticopiemica.
Secondo Neveu lo streptococco emolitico non sarebbe che un volgare saprofita inoffensivo se si facesse seguire alla partoriente, a scopo preventivo, un trattamento a base di cloruro di magnesio prima o immediatamente dopo il parto.
Se invece l’infezione si è già instaurata, la terapia magnesiaca arresta il suo sviluppo.
– Parotite-scarlattina-rosolia-morbillo
Anche in queste malattie, tipiche dell’età infantile, il trattamento magnesiaco è la terapia di scelta.
Essendo una terapeutica aspecifica, che esalta le difese dell’organismo, consente di debellare allo stesso modo malattie batteriche e malattie virali (mentre queste ultime possono essere trattate solo sintomaticamente dalla Medicina Ufficiale, che non possiede farmaci antivirali efficaci).
– Ostiomielite
E’ una malattia che colpisce soprattutto l’infanzia e l’adolescenza.
Consiste in una infiammazione degli elementi cellulari dell’osso, del periostio e della cavità midollare, dovuta allo sviluppo dello stafilococcco piogeno, e terminante con la suppurazione e con la formazione di un sequestro osseo.
Provoca gravi sintomi generali (febbre) e locali (dolore pulsante, continuo, soprattutto notturno).
Generalmente viene trattata chirurgicamente.
Neveu ci dice invece che nessuno dei pazienti da lui trattati per ostiomielite ha dovuto ricorrere all’intervento chirurgico; tutto è rientrato nell’ordine col solo cloruro di magnesio.
Posologia per il trattamento delle malattie acute col cloruro di magnesio
Eccetto i casi cronici (asma, enfisema, ecc.) per i quali è stata indicata una posologia diversa nelle pagine precedenti, è la seguente posologia alla quale ci si dovrà sempre attenere.
La soluzione da utilizzare è quella al 2% di magnesio “essiccato”, la cui composizione è la seguente:
* cloruro di magnesio essiccato gr 20 (gr 25 se si usa cloruro di magnesio cristallizzato)
* acqua comune litri 1.
Adulti e bambini sopra i cinque anni: 125 cm³ ogni sei ore.
Casi molto gravi: due dosi iniziali di 125 cm³ a due dosi di intervallo, poi 125 cm³ ogni sei ore.
Al di sotto dei cinque anni:
4 anni 100 cm³ ogni 6 ore
3 anni 80 cm³ ogni 6 ore
2 anni 60 cm³ ogni 6 ore
1 anno 60 cm³ ogni 6 ore
Al di sotto di un anno
Più di sei mesi: due cucchiai da minestra non colmi (30 cm³) ogni tre ore.
Meno di sei mesi: un cucchiaio da minestra non colmo (15 cm³) ogni tre ore.
Nei casi molto gravi, anche nei bambini, somministrare le prime due dosi a distanza ravvicinata, poi le altre come di norma.
I tempi di somministrazione qui citati si riferiscono alla fase acuta della malattia.
Le dosi verranno poi progressivamente spaziate, prima ogni 8 ore, poi ogni 12 ore, man mano che i segni clinici migliorano.
Dopo la guarigione apparente è necessario continuare il trattamento, ogni 12 ore, per qualche giorno, affinché il malato non sia esposto a ricadute.
Se la soluzione dovesse provocare disordine intestinale (ma un lieve effetto purgante iniziale è frequente e non deve preoccupare), sarà utile diminuire un po’ la quantità di soluzione, mantenendo però sempre i tempi di somministrazione sopra citati.
La soluzione ha un sapore molto amaro, ed alle prime somministrazioni può risultare piuttosto sgradevole.
Ben presto, comunque, ci si abitua ad assorbirla facilmente.
E soprattutto, ricordiamoci che mai come in questo caso è valido il vecchio detto “amaro in bocca, dolce al cuore”.
Per i bambini, che prenderanno difficilmente la soluzione a causa della sua amarezza, questa può essere addizionata di un po’ d’acqua, zuccherata a volontà e aromatizzata con succo di limone.
Terapia magnesiaca parenterale
Conclusione
Nelle pagine precedenti abbiamo ripercorso il cammino della citofilassi; nata come semplice metodo di medicazione delle ferite, rivelatasi poi utile in molti disturbi cronici, fino a diventare una terapia delle malattie infettive e, addirittura, una prevenzione contro il cancro.
Abbiamo anche seguito gli sforzi dei pochi paladini della citofilassi: Delbet, Neveu, ed altri medici mano noti; abbiamo notato, invece, l’imponente esercito dei nemici: Professori, Accademie, Istituti celebri, Riviste Mediche, Associazioni.
La lotta era impari, e l’esito scontato.
Oggi, a 70 anni dalla nascita della citofilassi, ed oltre 40 dalla presentazione dei primi risultati nelle malattie infettive, il metodo mediante cloruro di magnesio è completamente ignorato dai pazienti e deriso dai medici.
A proposito della scarsa considerazione in cui era tenuto il metodo, Delbet aveva scritto: “Convincere che un elemento chimico banale giochi un ruolo importante, è un’impresa difficile.
Se si trattasse di un composto multimolecolare, il cui nome copre diverse righe, sarebbe stato più semplice… Una vitamina avrebbe avuto più successo.
Il pubblico attribuisce volentieri alla loro carenza i disturbi di cui soffre.
Poiché ci si immagina che un grande effetto non possa essere prodotto che da mezzi complicati, i sali di magnesio sembrano essere troppo semplici.”
Il fatto che lo scopritore della citofilassi fosse un medico noto, addirittura membro dell’accademia di Medicina, non ha giovato ugualmente alla popolarità del metodo.
La vedova Neveu scrisse, qualche tempo fa, parole di grande saggezza e semplicità:
“… io mi chiedo per quale ragione questo metodo mediante cloruro di magnesio, che rende così grandi servigi ai malati, non sia riconosciuto ufficialmente, tanto più che, all’inizio, fu la scoperta di un membro dell’Accademia di Medicina, uno dei più grandi Maestri di questo secolo.
Bisogna dunque ammettere che i metodi che guariscono troppo in fretta i malati sono condannati a priori, e perché? Evidentemente non siamo più ai tempi di Ippocrate, dove l’arte di esercitare la medicina era un sacerdozio.
Oggi noi adoriamo il vitello d’oro.
Oggi tutti iricercatori, che volessero rendere un servizio ai loro simili, conoscerebbero la stessa sorte per i loro metodi, quantunque fossero tra i più efficaci.
Sarebbe lo stesso se qualcuno scoprisse come guarire il cancro.
Non cerchiamo di capire.
Purtroppo sono sempre i poveri malati che ne pagano le conseguenze.”(*)
La signora Neveu per anni aveva seguito il marito nelle sue ricerche, nelle sue battaglie, vittoriose, contro le malattie infettive, e in quelle, meno fortunate, contro il pregiudizio.
Ed è il pregiudizio che ha avuto la meglio.
Intanto si continua ad insegnare agli studenti di medicina che “una terapia eziologica della poliomielite non esiste, e noi dobbiamo limitarci a cercare di ottenere una funzione vicaria da parte delle fibre muscolari superstiti”; che la terapia della difterite “trova il suo cardine nell’uso del siero antitossico”; per parlare soltanto delle due malattie più celebri trattate dal Dott. Neveu col metodo citofilattico.
Abbagliati dai falsi miti del “pasteurismo”, ci troveremo ben presto in una situazione di impotenza nei confronti delle malattie infettive.
Prima che sia troppo tardi, i “ricercatori” farebbero bene a rileggere Delbet, Neveu, Tissot, Bechamp i quali, non convinti dalle idee di Pasteur, diedero nuove e migliori risposte al problema delle malattie infettive.
La frase di Claude Bernard:- Il microbo non è nulla, è il terreno che è tutto – tornerebbe allora a riacquistare tutto il suo significato.
Dal 1947, anno della presentazione dei primi risultati della terapia citofilattica nella difterite e nella poliomielite, quante persone sono morte o sono rimaste inferme a causa di queste due malattie? Soltanto in Italia il conto ammonta a diverse decine di migliaia.
E lo stesso discorso vale per altre malattie infettive.
Eppure la maggior parte di questi malati, per lo più bambini, si sarebbero potuti salvare se tempestivamente trattati con cloruro di magnesio; se la ragione ed il buon senso avessero prevalso sul pregiudizio e sull’egoismo camuffati da scienza.
Chi li ha sulla coscienza?
Considerata la non sempre facile reperibilità del cloruro di magnesio, coloro che sono interessati ad applicare la terapia qui rappresentata, sono pregati di mettersi in contatto con l’Autore, che potrà fornire tutte le informazioni ed indicazioni necessarie al riguardo.
Raul Vergini, via Varano Costa Nuova 2, 47016 Predappio (FO).
Tel. 0543/922116.
(*) Pensiamo alle vicende relative all’ascorbato di potassio, all’IMB, a ?! (n.d.e.)
COSA CI HA REGALATO IL VACCINO CONTRO LA POLIOMIELITE?
La poliomielite innanzi tutto.
Si il vaccino contro la poliomielite può tranquillamente scatenare la polio.
In che quantità? Realmente nessuno lo sa! Anche perché: “Calcolando allora che in media la coorte annuale di nuovi nati in Italia sia di circa 580.000, negli ultimi 14 anni (1981-95) si sarebbero verificati: 1 caso di paralisi vaccino- associata per 4.000.000 di nuovi nati (ovvero 4.000.000 di dosi) ed 1/12.000.000 per dosi successive.
Come si vede, nel caso dei primo vaccinati, si tratta di una media molto più bassa di quella riportata dalla WHO per gli altri paesi che usano il vaccino Sabin: si può solo ipotizzare che alcuni casi siano sfuggiti, oppure non sia stato possibile effettuare una diagnosi certa a causa di un non corretto prelievo dei campioni biologici da esaminare.
(Istituto Superiore di Sanità -Eradicazione della poliomielite e sorveglianza delle paralisi flaccide in Italia- Rapporti ISTISAN 96/22)
Se questi dati li leggiamo su un rotocalco di baggianate, può andare bene, ma che questi siano i dati del Ministero della Sanità è solo da vergognarsi.
Non sanno quanti casi reali di poliomielite da vaccino ci sono in Italia.
In questo modo i cittadini sono “fregati” due volte: primo non sanno perché loro figlio sia ammalato, secondo non vengono risarciti.
Comunque continuano a diffondere dati falsi (bisogna pur convincere la gente a farsi vaccinare) affermando che ci può essere un caso di poliomielite ogni 6-700.000 prime dosi cosa che è assolutamente falsa.
In tre anni (1996-97-98) sono stati accertati ben 9 casi di paralisi poliomielitica da vaccino.
In Italia nascono circa 500.000 bimbi anno per tre = 1.500.000.
Per ciò 1 caso ogni 166.000 bimbi, e gli altri? Considerando che la FDA ha dichiarato che viene segnalato 1 caso ogni 10 di danno da vaccino (Miller Immunization theory vs. reality: Espose on vaccinations ISBN 1-881217-12-4)
Importante è osservare che questi dati non interessano a nessuno.
Nell’ ultimo opuscolo di “pubblicità” alle vaccinazioni, fatto dalla Regione Veneto, dal titolo “Le vaccinazioni nell’infanzia -perché, quando, come informazioni per i genitori-” edito nell’aprile 2000, che i dati statistici siano contradittori e inesatti, e che la realtà sia un’altra, non ha interessato a nessuno.
Anzi a pagina 9 viene scritto: ” Il rischio di paralisi da vaccino, che era soprattutto a carico della prima dose (1 caso ogni 750.
00 dosi) è stato ancora ridotto con la vaccinazione sequenziale.
Se queste cose vengono scritte da un venditore di vaccini, lo “capiamo”, ma tra gli autori troviamo ULSS 1 Belluno “Servizio Igiene e Sanità Pubblica”.
Questi hanno mai saputo dei poliomielitici da vaccino negli ultimi anni? Prof.
Ruggero D’Elia, consulente del Tribunale dei Minori esperto in malattie infettive, anche lui certamente non sa niente, però esprime i suoi pareri per conto del Tribunale dei Minori.
E noi genitori dovremmo fidarci di questo?
Ma non è finita, riteniamo più allarmanti le dichiarazioni di Lucia Fiore “direttore del Reparto enterovirus del Laboratorio di virologia dell’Istituto Superiore di Sanità” (le scienze 373//09/1999 pag. 29-30)
00 soggetti che ricevono la prima dose di vaccino> (non riusciamo a trovare dove la Regione Veneto abbia trovato 750.000) Quello che non riusciamo a capire è che nel medesimo articolo, la stessa, afferma “negli ultimi anni si sono verificati 7 casi di poliomielite in soggetti sottoposti alla vaccinazione”.
Come mai non riporta la statistica italiana, ma solo quella dell’ OMS.
Forse, in questo modo sperano che la gente non si informi?
Tanto non sono i loro figli ma, si tratta del tuo, e solo del tuo figlio.
Non è finita: i genitori dei bambini poliomielitici da vaccino, hanno portato un bel po’ di scompiglio al Ministero della Sanità, che è intervenuto “prontamente” cambiando il calendario vaccinale per l’antipolio (D.L. 7/4/1999 G.U. 87 del 15.4/.1999) Non più 4 dosi di Sabin, ma le prime due Salk e le altre due Sabin, peccato che negli Usa dal gennaio 2000 non venga più utilizzato il vaccino Sabin, per precauzione, come al solito da noi si arriva dopo.
Un dato molto interessante è stata la recente vaccinazione anti poliomielite in Albania all’inizio del 1996 ci fu una campagna vaccinale in Albania con la distribuzione di 800.000 dosi di vaccino, il risultato definitivo, realmente non si conosce, ma alcuni dati sono filtrati.
Il risultato parziale è di otto morti (ISS rap.
Epidemia Polio Albania 23/9//96) e 158 paralitici.
Vi invitiamo a fare alcune divisioni per rendervi conto il tasso di incidenza funesto che ha questa vaccinazione.
In Albania erano alcuni anni che non si praticava la vaccinazione a tappeto e non c’erano epidemie questa è scoppiata dopo la vaccinazione.
Anche gli USA hanno avuto questo problema
Se qualcuno ancora vuole ringraziare questo vaccino, “per aver salvato l’umanità”, ricordiamo loro il regalo che ha lasciato alle successive generazioni
I primi 150.000.000 di dosi di vaccino erano contaminate dal SV40 un virus della scimmia che scatena tumori: tumori cerebrali, osteosarcomi, mesoteliomi.
Tre tipi di tumori in continuo aumento.
Questo virus è entrato nel genoma umano e si trasmette da padre/madre in figlio.
Secondo uno studio americano il 25% della popolazione Italiana ha questo virus nel sangue.
(Nexus n°19 pag.19/22)
Forse era meglio una polio che si poteva curare che un cancro
AIDS
Nuova tesi: Aids trasmesso dalla scimmia all’uomo tramite l’antipolio
New York -Il virus dell’Aids potrebbe essere stato trasmesso dalla scimmia all’uomo con un vaccino antipolio usato negli anni 50, secondo l’ipotesi formulata da alcuni specialisti americani.
Robert Bohamon virologo molecolare e presidente di un’azienda farmaceutica che produce il test dell’Aids, ha annunciato di aver accertato la presenza di un virus, con elementi simili a quelli dell’Aids nelle scimmie, in alcune dosi di antipolio usate a Chicago negli anni ’50.
Anche secondo altri, i vaccini antipolio usati negli anni ’50 erano mantenuti in una coltura ricavata dai reni di scimmie africane.
E in Africa si diffondeva proprio in quegli anni tra le scimmie un virus affine all’Aids.
Autorità in fatto di ricerche sulla poliomielite come Sabin e Salk interpellate, avrebbero confermato le tesi di Bohamon.
(il Gazzettino 6/3/92)
AIDS: oramai è accertato che la causa è il vaccino anti poliomielite
(E. Hooper ” The River” su Panorama 02/12/1999 pag. 195-200)
AIDS: se fosse colpa di un vaccino antipolio?
(Panorama 2/12/1999 pag. 192-200 G. Bangone)
E’ il 24 aprile del 1958 e nella valle di Ruzizi , in quello che era il Congo Belga, una marea di uomini, donne e soppratutto bambini attendono pazientemente il proprio turno.
Una dottoressa occidentale, con in testa un casco coloniale per ripararsi dal sole, inietta nella bocca di ognuno un millilitro di un vaccino sperimentale contro la poliomielite, il Chat, sviluppato dal ricercatore americano Hilary Koprowski.
Il preparato viene somministrato a più di 215 mila persone.
La polio è il flagello del momento e Koprowski è impegnato in una lotta contro il tempo per aggiudicarsi 0la gara della Food and Drug Administration e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
A vincere saranno Albert Sabin e Jonas Salk, il vaccino Koprowski non supera mai la fase della sperimentazione e dei bambini di Ruzizi non si sentirà più parlare.
Eppure proprio questi piccoli congolesi, così come quelli del Ruanda e Burundi che verranno vaccinati da li a pochi mesi, potrebbero essere stati il principale incubatore dell’ epidemia di AIDS; e un vaccino contaminato potrebbe avere acceso la prima scintilla.
Il fuoco, una volta raggiunta, la massa critica, avrebbe iniziato a correre per l’ Africa e per il mondo intero.
A sostenerlo è Edward Hooper, ex corrispondente della Bbc in Africa equatoriale, il cui libro di oltre mille pagine The River sta dividendo su fronti opposti i maggiori nomi della biologia contemporanea.
Aveva provato e sollevare la questione già nel 1992 , un giornalista americano, Tom Curtis, con una inchiesta pubblicata sulla rivista Rolling Stones.
Curtis racconta il virus della polio, usato per il vaccino Chat, era stato coltivato su un substrato di reni di scimmia; in questo processo il virus dell’ immunodeficenza dei primati, il SIV, avrebbe contaminato il vaccino per saltare nell’uomo, dando origine al virus HIV.
La teoria di Tom guadagna le prime pagine di quotidiani, ma la reazione di Koprowski e dell’ istituto che dirige, il Wistar di Filadelfia, non si fa attendere: rivista e autore dell’inchiesta vengono querelati per diffamazione, poi si insedia per commissione di saggi per valutare .
Nell’ ottobre del 1992 il comitato, di cui fa parte anche David Ho , uno dei massimi esperti di AIDS, diffonde un documento che definisce l’ipotesi del vaccino contaminato “plausibile ma improbabile” per una serie di incongruenze: i reni di scimmia sono il terreno più adatto per la sopravvivenza del SI ; il vaccino è stato somministrato per via orale, tale via non è la più efficiente nella trasmissione del virus.
Nel 1992 non è stato ancora identificato il virus delle scimmie che avrebbe dato origine all’HIV-1, responsabile della quasi totalità dei casi di AIDS in Occidente,; e non manca che sostiene che il virus esista da secoli nell’uomo .
C’è poi precedente di David Carr , un marinaio di Manchester morto di AIDS nel 1959, che avrebbe contratto la malattia in Africa ben prima che iniziasse la campagna di vaccinazione.
Anche se la tesi ha i suoi punti deboli , il comitato consiglia di sottoporre di analisi i campioni del Chat utilizzato, ma i test non saranno mai effettuati in modo esaustivo.
Le grandi riviste scientifiche liquidano l’ipotesi e rifiutano di pubblicare gli interventi di chi, come il biologo inglese Bill Hamilton , ne difende la credibilità.
Così il Wistar institute e Koprowski hanno gioco facile , come racconta a Panorama lo stesso Curtis: “La trattativa dei legali è stata lunghissima, poi ci si è accordati per un risarcimento nominale di un dollaro a beneficio della W istar , che ha chiesto anche una rettifica.
Da quel momento della mia inchiesta non si parlerà più, mentre resteranno da pagare i conti dei legali: 300 mila dollaari per il mio collegio di difesa e 500 mila per quello di Rolling Stones”.
E’ a questo punto che entra in campo Hooper: ha già pubblicato un libro sull’epidemia in Uganda , ma dopo aver letto l’inchiesta di Curtis decide di indagare per proprio conto.
Viaggia da un continente all’altro, raccoglie 600 interviste e trascorre mesi in biblioteca per studiare la letteratura scientifica.
E così iniziano a venire a galla le incongruenze nelle tesi difensive di Koprowski.
Il vaccino usato in Africa era stato prodotto negli Stati Uniti, in Belgio, ma anche in Congo dove, particolare inedito , ne è stata sviluppata una versione locale.
Lo stabulario di Lindi , in cui all’epoca venivano allevati i primati per i test di attenuazione del virus , aveva inviato reni di scimpanzè ai laboratori americani e belgi.
Il particolare non è di poco conto: oggi sappiamo che l’HIV-1 si è originato in tempi molto recenti dal SIV degli scimpanzè; e se i reni di questa specie sono stati utilizzati come terreno di coltura, la tesi del vaccino contaminato in laboratorio è ben altro che un’ illazione.
Dalla vedova di Tom Horton, ex braccio destro di Koprowski,Hooper ottiene i diari della campagna africana: il numero delle persone vaccinate con il Chat supera il milione.
A stupire non è tanto questo dato , quanto la sovrapposizione temporale e spaziale dei primi casi conosciuti di AIDS con i luoghi in cui si è sperimentato il vaccino.
Oggi tutti i virologi concordano nell’indicare nell’Africa equatoriale la culla dell’epidemia .
Ma sappiamo pure che i casi africani di sieropositività all’HIV-1 accertati prima del 1980 sono complessivamente 39: l’87 per cento di questi provengono da città e villaggi dove si è sperimentato il Chat , restano 13 per cento da località che distano al massimo 150 chilometri.
Per di più nel 95 si scopre che la sieropositività di David Carr non era vera ma dovuta a una contaminazione di laboratorio: scompare così uno dei casi di AIDS più antichi , in teoria originatosi prima della campagna di vaccinazione; viene meno agli oppositori della teoria.
In nove anni di lavoro Hooper discute la sua ipotesi con i massimi esperti e raccoglie una tale quantità di materiale che il suo libro non può essere ignorato dalla comunità scientifica .
David Ho, che nel 92 aveva firmato il rapporto con la commissione di saggi, ammette di non aver letto The River, anche se gli viene dedicato un intero capitolo.
Ma uno dei più stretti collaboratori di Ho, Jhon Moore, commenta così la teoria di Hooper: ” Non ci sono prove” scrive su Nature.
“E temo che questo libro possa ingrossare le file di chi ritiene la scienza un male per la società”.
A rispondergli è uno dei più grandi virologi del momento, Simon Wayn-Hobson, che la pensa all’opposto: la teoria è consistente e inoltre è una delle poche ipotesi sulla genesi dell’AIDS che sia verificabile.
“Condivido le preoccupazioni di Moore ” dice Hobson “ma nessuno sta cercando di screditare la scienza.
Semmai c’è qualcuno che pone precise domande e penso che sia arrivato il momento di dare risposte” Anche la rivista Science, che aveva mostrato ostilità , cambia opinione e chiede a Robin Weiss , un altro grande esperto di AIDS, un intervento.
Weiss invita ad abbandonare la rischiosa procedura, adotta ancora oggi, di coltivare i virus attenuati in substrati cellulari di specie non umana.
” Hooper mette sotto accusa una stagione considerata eroica nella “vaccinologia” dice lo storico della medicina Gilberto Corberllini: ” In passato quando la comunità medica si sentiva attaccata tendeva a far quadrato.
Se oggi non è più così significa che la sensibilità morale nei confronti della sicurezza delle sperimentazioni è cosa acquisita”.
Insomma , l’AIDS è un incidente di percorso nella lotta contro la polio? L’ ipotesi non è più così blasfema anche se il viaggio di Hooper in quel cuore di tenebra fra le opposte rive del fiume Congo non si è ancora concluso.
Il direttore della Wistar, Giovanni Rovera, ha confermato ufficialmente che l’istituto invierà i campioni di Chat in suo possesso a laboratori indipendenti per stabilire quale specie animale è stata utilizzata per il terreno di coltura e per stabilire la presenza di virus dell’immunodeficienza.
Il laboratorio (sarà forse quello di David Ho) dovrà analizzare i campioni del vaccino conservati nel frezzer 178 nella stanza 369 dell’istituto WistaR. La scintilla dell’ epidemia è ancora lì? Oppure è sepolta e perduta chissà dove in Congo , in quel tentativo di sviluppare una variante locale del vaccino, nella concitazione e confusione di quegli anni?
Edward Hooper racconta a “Panorama ” i suoi sette anni di indagine solitaria.
Lei ha scritto un primo libro, “Slim” sull’ AIDS in Africa e ha dedicato sette anni a “The River”.
Perché tanto impegno? E’ dovuto al forte impatto del mio primo incontro con l’AIDS, nel 1986, quando mi trovavo a Kansensero, in Uganda.
Ho assistito a una scena di inimmaginabile fino a quel momento :l’esplosione di un’epidemia che colpiva uomini , donne e bambini.
Era il primo caso al mondo di un ‘intera comunità affetta dall’ AIDS.
Quello che stava succedendo lì poteva succedere nel resto del mondo entro pochi anni.
Questa esperienza mi ha segnato molto più di qualsiasi altro orrore, carestia, guerra civile di cui sono stato testimone in Africa.
Quando lei ha iniziato le ricerche su vaccino antipolio e AIDS, le riviste scientifiche hanno liquidato la teoria.
Come si è sentito in questi anni di lavoro solitario? Mi sono reso conto di essere la prima persona a portare avanti un’indagine di questo tipo.
A volte mi sono sentito solo e preoccupato, soprattutto quando ho ricevuto lettere d’intenti dagli avvocati di Koprowski e di Plotkin .
Ma grazie alla quantità di prove raccolte, ero sicuro che la mia teoria avesse basi solide.
Inoltre molti scienziati mi hanno contattato dopo aver letto il libro, offrendomi aiuto.
E’ quello che avevo sperato, anche se c’è ancora resistenza verso la mia teoria.
Il Winstar institute sta valutando la possibilità di testare campioni del vaccino.
Che cosa si aspetta ora? Stanley Pokley,ex direttore associato del Wistar, ha annunciato che organizzerà la sperimentazione dei campioni del vaccino provenienti dal Wistar e da Stoccolma.
E’ la cosa giusta da fare, ma non basta: è necessaria un’indagine vera su come è stato ottenuto quel vaccino.
Le persone coinvolte continuano a dire che tutta la documentazione è scomparsa o è andata distrutta .
Dobbiamo anche controllare i campioni di sangue e tessuto conservati negli archivi per scoprire se l’HIV esisteva nell’uomo prima degli esperimenti del ’56.
Infine, occorre aprire un reale dibattito scientifico.
Tuttavia, ho saputo che Stanley Plotkin sostiene che ci sono stati “attacchi alla reputazione delle persone”. Se ciò significa che vuole di nuovo passare alle vie legali, non mi lascerò intimidire.
E so che adesso anche altri la pensano come me.
PARERI E TESTIMONIANZA PERSONALE SUGLI EFFETTI NEGATIVI PROVOCATI DALL’OBBLIGATORIETA’ DELLE VACCINAZIONI
Relazione tenuta durante il Congresso Scientifico Internazionale “Vivisezione o scienza: una scelta da fare” svoltosi a Roma nell’aula dei gruppi parlamentari l’8.11.1989.
Giorgio Tremante
Da anni la mia attenzione è volta ai vaccini, alla raccolta di dati sugli effetti spesso letali che questi possono avere.
L’argomento, tuttavia, ancor oggi è difficile dato che è ancora pressoché impossibile far conoscere i pericoli ai quali siamo costretti a esporre i nostri figli fin dai primi giorni di vita.
Alcune considerazioni sono nate in me, in questi ultimi tempi, dopo aver letto un articolo intitolato: “Il vaccino non uccide”.
Questo articolo riportava il parere del prof. Garattini, noto come uno dei maggiori sostenitori della vivisezio0ne e sperimentazione animale.
A tal proposito potrei citare l’opinione del prof. Pietro Croce, il quale nel suo libro “Vivisezione o Scienza: una scelta”, per quanto riguarda la produzione di vaccini antivirali dice:” la maggior parte dei vaccini antivirali viene prodotta mediante le colture cellulari.
Animali vivi si usano ancora per il vaccino antivaioloso, per il vaccino antirabbico e per il vaccino antipoliomelitico, ma si cerca un metodo per preparare anche questi vaccini in vitro.
Sui vaccini preparati nell’animale vivo incombe una costante minaccia: che l’animale sia portatore di un altro virus, che potrebbe essere pericoloso quanto, o più, di quello che si vuole combattere: ad esempio un virus cancerogeno.
E, che non si tratti di una preoccupazione infondata, è dimostrato dall’esperienza fatta con il vaccino antipoliomielitico”.
Ritornando al prof. Garattini, questi definisce “campagna terroristica” la presa di coscienza, da parte di molti genitori, della pericolosità delle vaccinazioni e il desiderio di molte famiglie di veder tolta una coercizione che ormai non esiste più in nessun paese Europeo, tranne Francia e Italia.
Poiché, in questi ultimi anni, molti genitori hanno cominciato a considerare i fattori che potevano mettere a repentaglio la vita dei loro figli, una parte di essi ha cercato e cerca tuttora di non sottoporre le proprie creature alle immunizzazioni imposte per legge.
Per tutta risposta, il nostro Stato estromette i bambini non vaccinati dalle scuole pubbliche in quanto riten7uti fonti di contagio per quelli già vaccinati.
Alcuni Tribunali Amministrativi Regionali hanno sentenziato la liceità dell’accesso alla scuola privata dei soggetti non vaccinati e il divieto di entrare nella scuola pubblica, creando in tal senso una vera e propria discriminazione.
Non si tiene conto che, da molti Paesi Europei, tra i quali Francia, Germania, Svizzera, nonché dagli USA sono giunti a noi pareri scientifici ben diversi da quelli tranquillizzanti che si vogliono divulgare nel nostro Paese.
Tali notizie tendono invece a mettere in allarme la società, per i pericoli inerenti alle vaccinazioni obbligatorie.
Da noi, molti studiosi e molti medici, pur essendo contrari a queste prassi, non intendono esporsi personalmente.
Al momento, solo noi cittadini potremmo far sentire la nostra voce e mettere in luce tutto il male che i vaccini possono causare ai nostri figli.
Ho detto potremmo, in quanto sono ben poche le famiglie che intendono far conoscere i loro problemi temendo di perdere quella poca assistenza sanitaria che lo Stato sembra elargire loro con tanta generosità.
A tal proposito ecco il pensiero del Dott. Herbert M.
Shelton, medico americano che, in una sua pubblicazione: “Danni causati da vaccini e sieri” dice: “E’ difficile credere che persone in posizione di fiducia e di autorità si mettano d’accordo, per trarre in inganno la gente e nuocerle al solo fine di far soldi, ma questo è vero, ed essi spesso vanno avanti così senza essere colti sul fatto.
I vaccini sono formati da proteine decomposte, che di per sé possono provocare un rapido avvelenamento del sangue… Basti pensare, a tal proposito, che alcune delle nostre peggiori epidemie sono state provocate dalle vaccinazioni, anche se ci è stato fatto credere che furono invece controllate da esse”.
Ritengo opportuno richiamare l’attenzione anche sulla testimonianza di due medici italiani: il Dott. B. Cacciapuoti Direttore del laboratorio di batteriologia e Microbiologia Medica dell’Istituto Superiore della Sanità ed il Dott. D. Cacciapuoti della divisione di Pediatria dell’Ospedale Generale Provinciale S.
Sebastiano Martire di Frascati.
In una loro pubblicazione: “Inconvenienti vaccinali” dice tra l’altro: “Nessun vaccino può essere considerato totalmente esente da inconvenienti, per la natura stessa dell’effetto di stimolo specifico sul sistema immunitario svolto dai vaccini”… si dice inoltre che sono tre i tipi di inconvenienti vaccinali: la tossicità normale del vaccino; gli incidenti, dovuti a caratteristiche improprie del vaccino o a tecniche improprie di somministrazione; le complicazioni dovute a reattività anomala individuale o a stati patologici preesistenti alla vaccinazione… La pubblicazione continua dicendo:” Il controllo eziologico delle partite incriminate dimostrò ancora una volta un’insufficiente inattivazione del virus con il trattamento mediante formalina…” In un Compendio di Immunologia del 1982, riguardante i vaccini virali attenuati, si può leggere tra l’altro:” I programmi di vaccinazione vengono eseguiti tenendo conto delle aspettative di rischio della malattia, della natura e della frequenza delle complicazioni.
Laddove il rischio è minimo, è preferibile astenersi dalle vaccinazioni…E’ importante inoltre diagnosticare l’eventuale esistenza di un deficit immunitario nei bambini prima di procedere alla somministrazione di vaccini costituiti da microrganismi vivi ( vedi ad esempio antipolio Sabin, antimorbillosa e antivaiolosa)”.
Mi chiedo: come si può conoscere tutto ciò che lo Stato impone di vaccinare tuo figlio senza possibilità di stabilire preventivamente se egli sia portatore di un deficit immunitario? Rispondendo ancora una volta al prof. Garattini il quale asseriva che i rischi sono minimi in confronto ai benefici, domando: per quale motivo un genitore non può scegliere se esporre o no suo figlio a tali rischi? Quale tutela viene dallo Stato per questi pericoli eventuali, se non quella di statistiche più o meno attendibili, in quanto si tratta solo di statistiche di parte? L’articolo 32 della nostra Costituzione, recita: ” La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e libertà della persona umana”.
Riprendendo il tema dei rischi, cito ancora alcune notizie provenienti dall’Istituto Pasteur di Parigi, del Dott. Luc Montagner e pubblicate sul Times l’11 maggio 1987.
Nell’articolo viene esposta la preoccupazione per la possibilità di legami fra l’uso di vaccini con virus vivi attenuati e la diffusione dell’A.I.D.S. Si è infatti potuto stabilire che la più grande propagazione dell’infezione H.I.V., coincide con i programmi più intensi di immunizzazione e con il numero delle persone immunizzate.
Per quanto riguarda i danni da vaccino, in Germania il Dott. Gerard Buchwald si sta occupando da circa trent’anni di questo problema e di quello inerente ai processi per il risarcimento nei casi di lesioni permanenti o di decesso.
L’indennizzo è riconosciuto in Germania ed in tutte le altre nazioni Europee; non in Italia, dove non si vogliono mettere in evidenza gli effetti negativi che una vaccinazione può provocare.
Un’altra voce autorevole riguardante i vaccini e la loro pericolosità ci viene dalla Francia, dallo studioso Delarue che, nel suo libro Intossicazione da vaccino, mette in rilievo il meccanismo della costrizione psicologica la quale, attraverso i mezzi di comunicazione, come la stampa, la radio e gli spot pubblicitari e con l’intervento di nomi famosi e autorevoli, crea la psicosi tra la popolazione che, davanti a una presunta, quanto temuta epidemia virale, correrà a cercare, nel vaccino, la soluzione ad un problema che il più delle volte non esiste.
Il martellamento psicologico avrà ottenuto un effetto così convincente da mettere in crisi per l’esorbitante richiesta del vaccino persino i produttori.
Delarue continua dicendo: ” E’ sorprendente che l’introduzione sistematica e obbligatoria di prodotti pericolosi per il nostro corpo non abbia mai dato luogo ad una ricerca scrupolosa, ad una analisi statistica valida sui suoi inconvenienti.
Le popolazioni altamente vaccinate non sono protette contro il ritorno di un’epidemia.
A parità di livello di vita, le epidemie sono regredite con la stessa velocità nei paesi vaccinati e i quelli non vaccinati.
E’ quindi evidente che l’uso delle vaccinazioni non ha avuto effetti sensibili sull’andamento dei grafici di regressione generale delle epidemie.
Bisogna riconoscere che, in apparenza, gli incidenti sono rari.
A parte le poche reazioni spettacolari, le conseguenze della vaccinazione sono insidiose, si sviluppano in sordina e talvolta molto tempo dopo l’inoculazione.
Spesso passano inosservate.
Pochi medici riconoscono un collegamento tra i mal di gola ripetuti di un paziente e la vaccinazione difterica e antitetanica da lui ricevute, talvolta molto tempo prima…In tutti gli studi medici, ogni vaccinazione viene considerata indipendente dalle altre.
La realtà è assolutamente differente.
Il vaccinato non reagisce come se avesse ricevuto la sola vaccinazione antidifterica, la sola vaccinazione antivaiolosa, ecc., ma reagisce con la totalità del suo essere e alla totalità dei vaccini che gli vengono inoculati”.
Poiché, in Italia, sembra che la libertà di scegliere se vaccinare o no i propri figli altro non sia che volerli esporre a possibili malattie, prendiamo in considerazione alcune affermazioni del Dott. Robert S.
Mendelson, americano, che in una sua pubblicazione dice: “Non c’è prova scientifica convincente che le vaccinazioni di massa abbiano eliminato alcuna malattia infantile.
Mentre è vero che alcune malattie infantili, una volta molto diffuse, sono diminuite nel periodo in cui furono introdotte le vaccinazioni, nesuno però realmente sa il perché, per quanto le migliorate condizioni di vita potrebbero essere una delle ragioni.
Se le vaccinazioni fossero la causa della scomparsa di tali malattie negli U.S.A., ci si dovrebbe chiedere perché sparirono contemporaneamente anche in Europa, dove le vaccinazioni di massa non furono introdotte…Si fa sempre più strada il sospetto che la vaccinazione contro le malattie infantili relativamente innocue possa essere responsabile del drammatico incremento delle malattie immunitarie (allergie, non solo, ma anche sindromi da completo deficit immunitario, come l’A.I.D.S.).Abbiamo barattato gli orecchioni e il morbillo per il cancro e la leucemia?…”
Poiché è l’opinione comune che un bimbo possa essere sottoposto a vaccinazione purché sia in buona salute al momento della vaccinazione, questo star bene vuol solo dire che non presenta segni evidenti di malattie: ma cosa succederà se sta incubando una malattia infettiva e, ancor peggio, cosa potrà accadere se fosse portatore di una carenza immunitaria congenita? Che cosa potrà scatenare in lui una vaccinazione con virus vivi attenuati, se i genitori e il medico non conoscono la presenza di tale carenza?
Desidero ora esporre brevemente la tragedia che ha colpito tre dei miei quattro figli, nati tutti perfettamente sani, in seguito alla vaccinazione antipoliomielite Sabin.
A Marco, il mio primogenito, sulla prima cartella clinica vennero descritti i sintomi che si presentarono dopo l’antipolio Sabin.
I disturbi (nistagmo oculare, tremori, difetti alla parola) erano stati messi dal pediatra in correlazione con il vaccino, mentre altri medici supposero diagnosi diverse quali tumore al cervello o encefalopatia degenerativa, mai confermate.
Col secondo figlio, nato nel 1970, non ci furono problemi.
Ma il dramma si ripresentò con la nascita, avvenuta nel 1976, di due gemelli monoovulari.
Nonostante la mia opposizione ad una legge che mi imponeva un’assurda e pericolosa obbligatorietà, senza alcun accertamento preventivo, vennero vaccinati e il giorno successivo iniziarono già ad affiorare alcuni sintomi.
Sottoposi le cartelle cliniche dei primi ricoveri a varie università: negli U.S.A., in Inghilterra e in U.R.S.S.; proprio in quest’ultimo paese si ipotizzò una malattia da carenza immunitaria che avrebbe confermato la responsabilità specifica delle vaccinazioni.
Nella mia città, Verona, fu posta la diagnosi di “Leucodistrofia di tipo metacromatico”, una malattia degenerativa del sistema nervoso.
Tali diagnosi non fu mai confermata dagli esami genetici ai quali ci sottoponemmo.
Più tardi Andrea, uno dei due gemelli, si aggravò, e venne ricoverato per disidratazione.
Nonostante la mia raccomandazione di non fare uso di farmaci immunodepressori, fu usato del cortisone e in cinque ore la mia creatura morì.
In seguito venni a sapere che lo stesso farmaco era stato somministrato anche al mio primogenito prima del decesso.
Neppure con l’autopsia riuscimmo ad avere elementi utili per salvare la vita al gemello rimasto, Alberto, poiché ci fu negata la presenza del medico legale di parte.
A un mese dalla morte di Andrea, anche Alberto dovette essere ricoverato.
Nonostante il parere dei medici fosse di lasciarlo morire fu portato, su nostra richiesta, in rianimazione e fu interpellato un virologo di Napoli, che in precedenza aveva già esaminato il bambino.
Questi ci consigliò degli immunostimolanti.
Sottoposto a terapia con interferone, il bambino cominciò lentamente a migliorare.
Dopo sei mesi di degenza il bimbo fu portato a casa senza alcuna lettera di dimissione.
Qualche tempo dopo, richieste le cartelle cliniche, mi accorsi che erano differenti da quelle che fotocopiavo giornalmente durante il ricovero.
Per questo presentai un esposto alla magistratura.
In conseguenza di tale fatto venne emessa da un Giudice una comunicazione giudiziaria nei confronti del Direttore Sanitario dell’Ospedale e del primario pediatra per “Falso in atto pubblico”.
Tale procedimento, dal 1983, giace in istruttoria.
Si interessò del nostro caso il Presidente Pertini, il quale chiese, al Ministro della sanità on.
le Altissimo, di svolgere un’approfondita ricerca.
Il Ministro incaricò una équipe ministeriale, la quale propose una ricerca che, però, non fu mai presa in considerazione dall’Istituto Superiore di Sanità.
Successivamente, Alberto subì altri ricoveri a Verona, poi a Milano e a Melegnano dove venne proposta addirittura l’eutanasia passiva.
In seguito alla mia reazione a questa proposta, nell’intento di far vivere mio figlio mi fu tolta la patria potestà, perché denunciato come testimone di Jehova.
Dopo aver spiegato al giudice dei minori di Venezia che si trattava di una calunnia, il provvedimento fu ritirato e con l’ausilio dei carabinieri riuscii a portare a casa la mia creatura.
Dopo tali fatti denunciai i responsabili per calunnia e sequestro di persona.
Questa mia denuncia tuttavia è stata archiviata.
Dal primo maggio 1984, Alberto vive a casa, dove ho allestito per lui una camera di rianimazione, senza assistenza medica, che da allora mi viene rifiutata.
Attualmente mio figlio, che ha tredici anni, possiede una autonomia respiratoria di venti ore giornaliere mentre, nel 1984, al ritorno a casa, era totalmente dipendente dal respiratore automatico.
Frequenta con profitto la quinta classe elementare.
Il dramma che ho vissuto per ben tre volte, viene vissuto da molte altre famiglie italiane.
Troppo pochi, tuttavia, sono i casi venuti alla luce in quanto, allorché si manifestano le reazioni da vaccino, i medici fanno una diagnosi quanto mai fantomatica di sindrome di Leigh, una delle etichette poste dalla scienza medica per coprire le reazioni da vaccino.
I genitori che nulla sanno di questa malattia e tantomeno conoscono le vere cause per cui le loro creature muoiono o rimangono danneggiate permanentemente, anche se contattati, non rispondono agli appelli per il timore di perdere un’assistenza sanitaria fittizia che nulla farà per risolvere il loro dramma e tantomeno cercherà di far loro conoscere che proprio i vaccini, su certi soggetti, scatenano effetti gravissimi e incontrollabili.
Nonostante ciò alcune vicende sono state rese pubbliche e da questo si è potuto notare che i bambini, che presentano reazioni da vaccino hanno quasi tutti la stessa sintomatologia più o meno grave.
A questo scopo abbiamo fondato in Italia una Lega per le libertà dalle vaccinazioni.
Compito di detta lega è quello di raccogliere dati e testimonianze sui danni provocati dalle vaccinazioni obbligatorie; questo lavoro di ricerca è reso ancora più difficile dall’ostruzionismo, talvolta occulto, che viene posto da chi ha un preciso interesse economico e politico.
Perciò diventa anche più arduo demolire questo mito, costruito su falsità ideologiche e sulle sofferenze della gente.
In questo delicato quanto improbo compito di approfondimento, la Lega si avvale dell’aiuto dell’Istituto di biometria dell’Università di Milano.
E’ inoltre in preparazione un congresso internazionale che si terrà a Firenze nell’Aprile del 1990.
E’ stato già proposto al Parlamento dal gruppo dei Verdi, e più precisamente dall’on.
le Franca Bassi e da altri, un progetto di legge per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza alle vaccinazioni.
Con detta legge si intende rendere il cittadino libero di decidere della propria salute, al di fuori di ogni coercizione da parte dello Stato.
La legge, inoltre, chiede una responsabilità diretta del medico, che avrà non solo il dovere di informare il soggetto da vaccinare o chi ne fa le veci sui rischi che le vaccinazioni comportano, ma di stilare anche un certificato sul quale verrà dichiarata sotto la propria responsabilità che l’individuo potrà essere vaccinato senza correre alcun pericolo.
Con un altro progetto di legge è stato chiesto il pieno riconoscimento del diritto al risarcimento dei danni provocati dai vaccini.
Tutto ciò, se verrà riconosciuto dallo Stato, permetterà all’Italia di affiancarsi a tutti i Paesi Europei che ritengono la libertà di scelta come diritto fondamentale e imprescindibile del cittadino.
Ricercatori del Dipartimento di Epidiemiologia e Biostatistica della Facoltà di Medicina dell’Università di San Francisco, hanno analizzato tra il 1988 e il 1995, una popolazione di 1593 soggetti con linfoma Non-Hodgkin e 2515 soggetti come gruppo di controllo ed è emerso che uno dei fattori di aumento del rischio di linfoma Non-Hodgkin era la vaccinaione antipoliomielitica ricevuta al di sotto dei 10 anni di età.
Lo stesso risultato lo ha pubblicato l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano.