Antivirali e Pandemia

(di Eugenio Serravalle)

Se siete spaventati dalle ultime notizie sulla nuova influenza, e  confidando negli antivirali, ritenete il Tamiflu capace di salvarci dall’Apocalisse, devo comunicarvi che i dati pubblicati su questo  farmaco non lo rendono certo un rimedio fantastico.

Il Tamiflu viene scoperto nel 1994 dai ricercatori della Gilead Sciences, industria farmaceutica californiana. Nel 1996 Gilead cede a  Roche i diritti di sfruttamento del Tamiflu. Il farmaco arriva sul  mercato nord-americano nel 1999-2000, e nella maggior parte dei paesi europei fra il 2002 e il 2003. Indicazione d’uso: l’influenza stagionale.

Le vendite del Tamiflu erano talmente modeste che la Roche pensava di  ritirarlo dal mercato. Non era certo una sorpresa: i test effettuati prima della commercializzazione indicavano che il farmaco, un inibitore  della neuraminidasi, agisce se assunto entro 48 ore dalla comparsa dei primi sintomi influenzali e può ridurne la durata di un giorno e mezzo.

Sull’efficacia del farmaco esistono numerosi studi. I più autorevoli  sono quelli pubblicati dai ricercatori del gruppo Cochrane. La Biblioteca Cochrane è una collaborazione internazionale, non-profit, che  esamina tutti i risultati noti su un dato argomento (un farmaco, una terapia, un metodo diagnostico), vaglia la qualità degli studi, e li  combina in un rapporto conclusivo di notevole qualità scientifica. Anche perché frutto di valutazioni indipendenti, senza conflitti di interessi  con l’industria farmaceutica. Esistono più studi della Cochrane sul  Tamiflu e su un medicinale analogo chiamato Relenza. Questi sono i nomi commerciali, che vengono citati ogni giorno da giornali e televisioni.

In realtà i nomi dei farmaci sono oseltamivir e zanamivir, ma per  qualche ragione i media usano sempre i nomi  commerciali delle Ditte produttrici, al posto del nome del farmaco generico. È una forma di  pubblicità gratuita, utile per quando i farmaci perdono il brevetto, ed anche altre aziende possono produrli. A quel punto siamo tutti abituati
al nome della marca originaria, piuttosto che a quello generico, e così  la ditta che li ha prodotti per prima mantiene la sua posizione di privilegio. I rapporti nella Biblioteca Cochrane sono aggiornati di  frequente, così nel 2006, e di nuovo nel maggio 2008, i ricercatori hanno cercato risposte principalmente a due domande: questi farmaci
curano l’influenza? E la prevengono?

Nello studio del febbraio 2006, pubblicato su The Lancet, la  conclusione, dopo aver esaminato 50 studi sull’oseltamivir fu: « L’efficacia è troppo modesta, per consigliarne l’assunzione».

Nell’ultima revisione si è dimostrato che il gruppo di pazienti trattato  con zanamivir aveva il 24% di probabilità in più di avere i sintomi influenzali alleviati rispetto al gruppo che utilizzava un placebo. Per  l’oseltamivir la probabilità era del 20%. Certo non sono risultati straordinari.

Sulla rivista Nice del febbraio 2009 si analizza così l’efficacia dei  due farmaci: l’oseltamivir riduce il tempo medio per l’attenuazione dei sintomi influenzali di 0.68 giorni, lo zanamivir di 0.71 giorni.

Gli studi sulla prevenzione: nessuno dei due farmaci ha impedito il  contagio, o avuto un qualche effetto protettivo contro malattie simili all’influenza, o contro l’influenza asintomatica, perfino a dosi più’
elevate.

Questo per l’influenza stagionale. Ma la fortuna del Tamiflu è legata  all’influenza aviaria prima ed a quella suina oggi. Nonostante, ancora, nessuno abbia mai confermato l’efficacia del Tamiflu sull’influenza  aviaria umana (come sostenuto dallo stesso portavoce dell’ OMS per l’aviaria, Dick Thompson) ed ancora dalla Biblioteca Cochrane: «Non  abbiamo trovato nessuna evidenza dell’efficacia degli inibitori della neuraminidasi sull’influenza aviaria umana».

E sulla nuova influenza?

Prima dell’approvazione da parte delle autorità sanitarie, un farmaco  viene testato su poche migliaia di persone e difficilmente emerge un effetto collaterale raro. Il profilo di sicurezza del farmaco si  chiarirà con il passare degli anni, quando milioni di persone lo avranno assunto: da qui l’importanza di una rete di farmaco-vigilanza efficace.
Del Tamiflu si sa ancora poco e niente. I dati che provengono dal  Giappone, paese in cui è molto usato, segnalano una relazione tra l’uso del farmaco e la morte improvvisa di bambini piccoli, tanto che non è  consentito somministrare il Tamiflu ai bambini che hanno meno di un anno di età. Molti ricercatori, però, data la carenza di dati clinici,
nutrono dubbi anche sulla fascia da 1 a 12 anni. Altre reazioni avverse  registrate sono le alterazioni del comportamento e suicidio, disturbi neurologici e psicologici: alterazioni di coscienza, comportamenti  anormali e allucinazioni.

Così, sull’onda della paura della pandemia, le vendite aumentano, i  fatturati crescono.

Eppure….il comunicato dell’Oms delle ore 9 del 6 luglio 2009 riferisce che sono
94512 i casi registrati in tutto il mondo e solo 429 i decessi. Se c’è  certezza sul numero dei morti, lo stesso non si può dire per quello dei malati o contagiati, che sono molti, molti di più, perché la nuova  influenza decorre in maniera per lo più lieve o benigna, da non poter essere identificata o diagnosticata.

Eugenio Serravalle